Le Comunità di pratica come forme cooperative di organizzazioni a cura di Gianluigi Mangia

Le Comunità di pratica sono forme cooperative di organizzazioni che riuniscono esperti motivati a
partecipare a un processo di apprendimento collettivo attraverso la consapevolezza delle proprie
conoscenze e di quelle degli altri e la libera e diretta condivisione di idee e proposte di soluzioni.
Partendo da questa premessa, la comunità di pratica dei referenti della formazione delle
amministrazioni centrali, delle regioni, delle città metropolitane e dei comuni capoluoghi di
provincia nasce con obiettivi molto precisi.


In primo luogo, vi è un obiettivo di miglioramento nelle prassi e nelle pratiche delle
amministrazioni. Come messo in risalto dalle direttive del Ministro On. Zangrillo, la formazione è
oggi la chiave strategica principale per elevare lo standard della capacità amministrativa delle
amministrazioni. Un miglioramento nelle pratiche di gestione ha, quindi, per l’intero Paese un
forte significato strategico, soprattutto riguardo le tre transizioni in atto – digitale, ecologica,
amministrativa – che rappresentano le grandi sfide per tutta la PA. Grazie alla condivisione di
esperienze, pratiche e conoscenze la comunità di pratica potrà consentire, anche in tempi veloci,
una disseminazione di buone pratiche rendendo possibili, nei fatti, più alti livelli di efficacia e al
contempo di efficienza. La compresenza all’interno della stessa comunità di diverse
amministrazioni ha, infatti, un enorme potenziale che è possibile valorizzare grazie alle dinamiche
di collaborazione. Si ravvisa, quindi, una relazione biunivoca e di reciproca utilità tra le
amministrazioni locali e le amministrazioni centrali coinvolte.


In secondo luogo, vi è un obiettivo di consolidamento delle prassi manageriali in tema di
formazione, per contribuire a una progressiva omogeneizzazione dei livelli di qualità dell’azione
amministrativa tra amministrazioni di diversa natura e livello; è così più efficace il trasferimento
all’autorità politica di considerazioni basate sia su dati scientifici sia sulle evidenze derivanti dalla
normale e quotidiana prassi amministrativa. Infatti, uno dei punti di maggiore interesse collegato
all’attivazione e al lavoro della comunità di pratica dei referenti della formazione è connesso alla
possibilità di restituire un quadro più chiaro, relativo non solo alle amministrazioni centrali ma
anche a diverse tipologie di amministrazioni locali.
La comunità di pratica sarà chiamata a lavorare sia su aspetti di contenuto sia su aspetti di
processo. Il primo aspetto riguarda, innanzitutto, l’analisi delle competenze da sviluppare
prioritariamente, gli ambiti tematici da approfondire in maniera privilegiata. Il processo, invece,
riguarda ad esempio le modalità di definizione del piano formativo, di raccolta dei fabbisogni, di
scelta delle modalità di erogazione.


Sul piano metodologico, la comunità di pratica è chiamata a lavorare nel rispetto dei principi
costitutivi di ogni community of practice: la condivisione di esperienze, il dibattito aperto su
pratiche concrete, la possibilità di trasferire agevolmente nozioni e prassi da un’amministrazione
all’altra. In questo senso, i referenti della formazione delle amministrazioni centrali e locali che
hanno aderito alla comunità attivata dal Dipartimento della funzione pubblica con il contributo
della Scuola Nazionale dell’Amministrazione hanno già iniziato il percorso di confronto e di
discussione a partire dal 27 novembre 2023.
Ci aspetta un lungo e affascinante viaggio!